Visitando il Museo del Cappello di Montappone leggo su un dépliant “C’era una volta…un cappello di paglia”. Sembra essere l’incipit di una fiaba, come quelle che da piccola mi raccontava mio padre. Ed è effettivamente la fiaba di un distretto produttivo tra le più importanti sia in Italia che in Europa. Una fiaba che si rinnova negli anni con passione per un mestiere antico portato avanti nelle nostre campagne con ingegno e creatività. Un saper fare tramandato di generazione in generazione per produrre le eccellenze che contraddistinguono oggi il distretto del cappello.
Lo spazio espositivo riunisce cappelli di tutte le fogge e di tutti i colori. Quelli tradizionali, di paglia, incontrano qui i cappelli più alla moda. Quelli da cerimonia, eleganti e raffinati, spiccano in mezzo ai cappelli per uso quotidiano. Accessorio fondamentale in ogni epoca, simbolo di rilevanza sociale ed economica. Nel millenario ciclo di trasformazione della moda, il cappello non ha mai smesso di completare con stile ogni abbigliamento.
I cappelli più tradizionali sono indubbiamente quelli di paglia, intrecciata con grande maestria. Negli anni le aziende dedite alla produzione di cappelli hanno diversificato i materiali impiegati nella ricerca continua di soddisfare tutte le esigenze.
Dalla paglia si è passati al panama, alla canapa, ai tessuti, al feltro seguendo il fil-rouge che dalla tradizione porta verso creatività e innovazione. E sempre utilizzando i materiali che offre la natura. Senza sprechi. Perché è questo il valore fondamentale che la cultura contadina ci insegna.
Dietro a questi cappelli mi sembra quasi di scorgere le mani callose o gli occhi vividi e pieni di passione di chi, con maestria e fatica, li intrecciava fino all’ultimo filo di paglia.
Artigiani e maestri che ancora oggi continuano a produrre cappelli riproponendo ogni giorno la determinazione e il coraggio che da sempre ci distingue.
Di Anastasia Nicu per ModaItaly News